Fabbrica a sei zeri. Lo spirito Toyota

A pallavolo si gioca meglio in sei. Non in nove, in sei.
Fate una prova, se volete, ma qualcun altro l’ha fatta prima di voi. Si tratta di TaiiChi Ohno, importante dirigente di Toyota, che raccontò come e perché ciò accada.

Ripartizione degli spazi, dinamiche di movimento, comprensione delle funzioni e delle azioni.
Così si vince: in sei e non in nove, a discapito del numero sovrabbondante.

Usò quest’analogia per spiegare la migliore gestione possibile delle risorse in azienda.

Osservazione, attenzione e applicazione. Molto giapponese, molto funzionale.
Non ve ne dimenticate.

Il libro di questa puntata è “Lo spirito Toyota. Il modello giapponese della qualità totale. E il suo prezzo”, edito da Piccola Biblioteca Einaudi e scritto, appunto, da TaiiChi Ohno.
L’autore partì come semplice operaio di linea della fabbrica tessile di Toyota negli anni ‘30. Nel giro di pochi anni diventò prima responsabile della linea di produzione, poi della fabbrica più importante e infine vicepresidente dell’intera compagnia. 

Fu uno dei protagonisti della rivoluzione Toyota.

Che cosa ci insegna questo libro? Ve lo dico in cinque punti.

Uno. È fondamentale l’estrema personalizzazione del prodotto.
Più di cinquant’anni fa l’intuizione: i consumatori sentivano l’esigenza di un prodotto sempre più customizzato e sempre meno di massa.
È l’antitesi della concezione di Henry Ford e della sua Ford T, ossia un unico esemplare riprodotto in milioni di pezzi.
Toyota propone 6000 personalizzazioni per un unico modello di automobile.

Due. Il prezzo.
Toyota ribalta la logica fordiana del costo industriale a cui sommare l’utile che si vuole ottenere.
Sono il consumatore e il mercato a decidere il prezzo.
“Se si stabilisce un alto prezzo a causa dei costi di produzione, il consumatore finirà semplicemente per cambiare il prodotto da acquistare”. Chiaro, no? 

Perciò Toyota stabilisce il prezzo come l’utile meno il costo di produzione. 

L’utile è tanto più alto quanto più si riducono i costi.

Tre. I cinque perché.
“Chiedendoci per cinque volte il perché di una disfunzione e rispondendo a tali domande, noi possiamo individuare le cause reali di un problema, che spesso sono nascoste dietro i sintomi più evidenti e ovvi di un cattivo funzionamento del processo produttivo”
Pedante forse, ma efficace.

Quattro. Il cuore del metodo Toyota: la fabbrica a sei zeri.
Un elenco nell’elenco, siete pronti? Prendete nota.

Zero sprechi: in ogni fase di produzione si produce solo ciò che serve alla fase successiva; è la tecnica del KanBan: un semplice bigliettino attaccato ai carrelli, che definisce per tutti le quantità esatte da produrre in ogni fase.

Zero difetti: ci si propone il miglioramento continuo e, grazie alla tecnica della “autonomazione”, una crasi tra autonomia e automazione, il singolo operatore può fermare la catena di produzione e capire dove sta il difetto

Zero conflitti. Eccola la nostra squadra di pallavolo da sei, quella vincente.
Lo stesso accade in una fabbrica, dove ci sono solo le risorse adeguate.
“Il lavoro di squadra e la combinazione armonica delle singole capacità e caratteristiche, questo è l’essenziale!” 

Zero tempi morti: tutti sanno esattamente cosa fare e quando farlo. E ogni operatore è multifunzionale, cioè sa fare più cose. 

Zero attese. Il cliente non deve aspettare. Toyota è la fabbrica che vibra con il mercato.

Infine zero cartacce, zero burocrazia. Quel famoso bigliettino attaccato ai carrelli serve anche a evitare gli sprechi.

Cinque.

Da queste considerazioni è evidente la grande responsabilità affidata agli uomini, prima che alle macchine. 

Osservazione e attenzione, responsabilità e applicazione.
Molto giapponese, molto funzionale.
Non ve ne dimenticherete per la vostra azienda.

La citazione. A sorpresa, ma non troppo, è di Henry Ford, che dice:
“il destino dell’industria non è un mondo standardizzato e automatizzato nel quale la gente non abbia più bisogno della fantasia e della creatività umana.
Il futuro è rappresentato da un mondo nel quale la gente abbia invece la possibilità di usare il proprio cervello perché non più occupata dalla mattina alla sera a guadagnarsi da vivere. L’industria esiste per servire il pubblico del quale il lavoratore fa parte. Il suo fine è liberare la mente e il corpo dalla fatica del duro lavoro per sopravvivere e riempire l’esistenza di buoni prodotti a basso costo”.

Tutto logico, se letto da noi oggi. Ma queste parole hanno almeno un centinaio di anni.
Henry aveva la vista acuta.

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Ho molto sorriso perché il libro è intriso di orgoglio giapponese, sbandierato dappertutto. 

I dirigenti Toyota avevano compreso che, usando questa leva, potevano sperare di confrontarsi con un gigante della produzione automobilistica come Ford, in grado di produrre milioni di pezzi. Toyota era al tempo una fabbrica nazionale, che produceva poche migliaia di pezzi.


“Lo spirito Toyota. Il modello giapponese della qualità totale. E il suo prezzo” è una lettura veloce, che vi farà immediatamente immedesimare nella vostra sfida imprenditoriale o manageriale. Perfetta per chi si occupa di processi produttivi aziendali, quindi: project manager, responsabili delle risorse umane e, più in generale, imprenditori e manager.

Fabbrica a sei zeri. Lo spirito Toyota

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