Uberization. Il potere globale della disintermediazione: cosa fare perché uno strumento utile non diventi un’ideologia

Addirittura se n’è parlato in ambito religioso. In riferimento a Papa Francesco, che in qualche modo supera l’intero sistema ecclesiastico, arrivando con un tweet direttamente ai fedeli.

E anche in ambito politico-religioso, perché sotto la definizione di questo fenomeno sono finiti anche gruppi terroristici, dediti al reclutamento di adepti a distanza.

Fermi, che casino. Di cosa s’è parlato?

Ci arrivo subito.

Ciao, sono Lina da Nazareth. So che abbiamo parlato di religione, ma ogni battuta vagamente biblica sarà punita da un’invasione di cavallette.

Il libro di cui voglio parlarvi per questa puntata di BookSpoiler è “Uberization“ di Antonio Belloni per i tipi di Editore Egea. 

Il titolo del libro è un neologismo, chiaramente derivato da Uber, piattaforma nota ai più. 

Di Uberization si è parlato tantissimo. Nell’ambito della finanza, del lavoro, delle professioni, del retail, della logistica, della formazione, della scuola, dei media e della politica. 

Un fenomeno quotidiano, alla portata di tutti, sia in veste di consumatori che di professionisti.

Nel mio caso, di consulente: infatti ha a che fare con modelli di business di cui ci si occupa anche in agenzia. Lavoriamo tantissimo con le start up e nell’ambito dell’equity crowdfunding. 

Cosa ci insegna questo volume?

Per primo un contenuto nozionistico.

In uno sforzo di sintesi estrema, Uberization è disintermediazione con l’aggiunta della componente tecnologica. Elimina completamente gli intermediari in un processo di acquisto e di scambio tra un utente e un produttore o erogatore di servizio.

La Uberization non si limita.

È un fenomeno che ha toccato ambiti molto distanti tra loro. Un esempio eclatante: la politica.

Pensiamo al Movimento 5 Stelle, nato da una forte motivazione della base a spazzare via tutto ciò che di superfluo si poneva tra cittadino e politica. 

Ma pensiamo anche al mondo dei media e alla disintermediazione tra fruitori e produttori di notizie. Di Papa Francesco abbiamo detto e anche dei reclutatori online.

La tipologia di rapporto viene definita tosidethenetwork, perché riesce a mettere sullo stesso piano clienti e venditori/produttori.

Si parla anche di self economy: gli utenti possono anche offrire servizi, di cui altrove diventano fruitori. Ho un’auto e divento autista Uber; vado in un’altra città e uso Uber al posto del taxi classico.

Un interrogativo. È giusto sovrastare così sistemi che hanno le loro infrastrutture, il loro network, il loro business consolidato?

Da una parte si potrebbe pensare a una normale evoluzione e a un mancato adattamento da parte di chi è diventato obsoleto intanto.

Risposta parziale.

L’altro pezzo di risposta è che, in questa dimensione, cambiano completamente gli asset, che diventano completamente dematerializzati.

La forza lavoro e le infrastrutture hanno il loro “rivale” nella componente tecnologica. 

Il consiglio dell’esperto.

Altra domanda: in un mondo uberizato che fine fanno l’esperienza e la competenza?

Giovani inesperti possono diventare taxisti o pseudo-giornalisti e avere successo. E in ciò è evidente che comincia a sorgere qualche dubbio. 

Ne deriva il paradosso. O forse il grande trucco?

Sembra la lotta tra piccoli Davide che sfidano grandi Golia, ma in realtà quelli che hanno scalzato gli intermediari e hanno ridotto i processi si sono posti come nuovi intermediari, come nuove grandi società. Uber come Amazon. E come loro, tanti fenomeni affini.

Il fondatore di Uber, Travis Kalanick, ha dichiarato:

“Ci sono voluti cinque anni per raggiungere il nostro miliardesimo viaggio e solo sei mesi per raggiungere il successivo miliardo”.

Quindi, Davide o Golia? A conti fatti, in tasca loro intendo, sono dei Golia.

Potrebbe trattarsi di un processo ciclico? Magari oggi la situazione è questa e tale resterà per i prossimi 20 o 30 anni. Poi nuovi soggetti, che avranno intercettato nuove esigenze e che avranno a disposizione nuove tecnologie, li scalzeranno. 

Corsi e ricorsi storici, per dirla alla Vico.

Siamo alla conclusione.

Merito dell’autore è quello di non portare tesi precostituite sull’argomento.

Il libro dà al lettore gli strumenti per farsi una propria idea sulla Uberization, che è fenomeno complesso e non recintabile.

Uberization. Il potere globale della disintermediazione: cosa fare perché uno strumento utile non diventi un’ideologia

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